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Il paese del Natale tutto l’anno. O quasi.

By 3 Gennaio 2022No Comments

C’è tanta gente che ama l’aria festosa del Natale e aspetta con trepidazione i giorni che anticiperanno lucine, canti e scintillante carta da regalo. Io sono tra questi e non ho mai nascosto la piccola mania di fare il mio albero di Natale a ottobre per godermelo un paio di mesi in più. Proprio per questo, sotto le feste amo spostarmi nei borghi più “natalizi” di Italia, a caccia di idee, di storie e, soprattutto, di atmosfera.

E così, dopo aver visitato borghi in montagna, villaggi innevati, cittadine luccicanti, sono finalmente approdata in un luogo che mi ha fatto pensare che, sì, forse qui potrebbe essere Natale tutto l’anno. O quasi. Era il primo giorno del 2022.  Conoscete Tagliacozzo? È una perla di case arroccate su una montagna che sembra un presepe di cartapesta e ti fa esclamare Oooooh, non appena arrivi a intuirne i contorni e a respirarne l’odore di legna e cenere ancora calda. Sotto Natale, poi, si può ascoltare per tutto il centro storico una musica festosa che sembra mixata dagli elfi in persona e tutt’intorno ci si perde nelle vetrine che mischiano storia e felicità, si sorseggia un vin brulé in quel bar che trasuda energia e buonumore e si passeggia calpestando storie che non vediamo l’ora di ascoltare.

È proprio mentre camminavo, inebriata da tutte queste emozioni di braci e di agrifogli che ho pensato a una cosa un po’ particolare: non sarebbe bello eleggere questo borgo a paese del Natale tuttol’annooquasi? Tipo da ottobre a marzo, finché la primavera non sboccia e chiede giustamente il passaggio di testimone che le spetta? Non sarebbe meraviglioso pensare che in questi sei mesi chiunque lo volesse, potrebbe semplicemente andare a Tagliacozzo (si trova a 40 minuti da Roma), il paese del Natale, per perdersi tra ninnoli e dolci alla cannella, tra canzoni e poesie, immaginando che il Natale sia alle porte? Io lo trovo romanticamente possibile e tecnicamente fattibile. Questo presepe meraviglioso potrebbe accarezzare l’unicità di un dono da scartare ben prima il Natale, ben oltre il Natale, vedendosi riconosciuta di fatto una caratteristica che – a mio avviso– lo renderebbe unico nel suo genere.

Sarebbe bello immaginare le vetrine del centro sempre colorate e festose, i bar traboccanti di dolci alle mele e al cioccolato, e la musica allegra che aleggia oltre alle porte della città, entrando nelle finestre, nelle tasche e nei cuori di tutti i visitatori che, a buon titolo, vorrebbero andare a scambiarsi un bacio sotto al vischio, augurandosi buon Natale. Magari il 14 febbraio, o perché no, il 17 ottobre. Perché ogni giorno sarebbe quello giusto per essere felici.

Valeria Bellobono

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